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Martedì 20 settembre alle 21 presso la nostra sede, il fotografo Luca Casale ci presenterà i suoi lavori di fotografia naturalistica.

Luca Casale si presenta

Biografia
Luca CasaleMi chiamo Luca Casale classe 1961 Torino, ho 54 anni e sono un fotografo naturalista.
Inizialmente scattavo quasi esclusivamente in bianco e nero perché ero affascinato da quel tipo di fotografia così diversa dalla realtà e mi occupavo principalmente di ritratti.
Dopo il periodo legato alla fotografia pubblicitaria ho capito cosa volevo fare da grande mi sono concentrato sulla fotografia naturalistica sia di animali che di paesaggi.
Questo mi ha permesso di unire due delle cose che amo di più la natura e la fotografia.
Mi è sempre piaciuto più fotografare in esterno, pur con tutte le difficoltà legate alle condizioni atmosferiche, perché ogni foto sarà unica e per certi versi irripetibile.
Nelle mie foto gli animali devono avere un’anima e trasmettere tutta la loro forza espressiva questo implica che ogni scatto oltre ad essere tecnicamente ben realizzato abbia qualcosa da dire.
Nelle calde notti estive può capitare di incontrarmi in alta quota dove vado a caccia di immagini del cielo notturno e la via lattea è la mia prediletta.
La scorsa estate ho realizzato un progetto con la società funivie del Monte Bianco che mi ha permesso di fotografare la nuova stazione della funivia Skyway di notte dal ghiacciaio sottostante con la via lattea sullo sfondo.
I miei lavori sono stati pubblicati su diversi quotidiani come Repubblica e la Stampa e riviste come Progresso Fotografico ed utilizzati per la creazione di cartelloni e cataloghi pubblicitari.
Da ottobre di quest’anno insegno fotografia naturalistica al Gruppo Fotografico La Mole di Torino.

La borsa del fotografo
Non rimpiango il passato quando ogni 10 scatti con la mia Pentax 67 medio formato analogico dovevo cambiare il rullino e anche se la qualità dell’immagine con il digitale non è ancora a parer mio comparabile ad una croccante Fuji Velvia 50 non tornerei mai indietro, i lunghi tempi di attesa e
le preoccupazioni di avere sbagliato qualcosa sono scomparsi insieme alla pellicola.
Non è stata all’inizio una scelta facile perché il passaggio tra la fotografia analogica e digitale ha avuto una fase di limbo dove il mercato non sapeva bene da che parte stare.
Le prime fotocamere reflex pur costosissime erano in fondo solo esercizi di stile per quello che sarebbe diventata una vera e propria rivoluzione che ha fatto molte vittime.
Mi ricordo la mia prima reflex digitale Canon D30 con 3,1 Mp non poteva competere come qualità con nessuna reflex ma neanche compatta a pellicola ma era per me l’inizio di una nuova avventura.
Adesso nella mia borsa o meglio zaino più comodo per salire sui sentieri di montagna, fanno capolino una Canon 1Dx e una Canon 5DsR, la prima più adatta per fotografare gli animali in movimento e la seconda per i paesaggi e i primi piani. Posseggo un completo parco ottiche cha vanno dallo zoom Canon EF 11-24 mm f/4 L IS USM al teleobiettivo Canon EF 500 mm f/4L IS USM II, lenti a cui non rinuncerei mai sono lo Zeiss 15 mm f/2,8 e il Canon EF 85 mm f/1,2L IS USM due lenti fantastiche che fanno storia a se, la nitidezza la
mancanza di distorsione ai bordi dello Zeiss accompagnano uno sfuocato morbido e vellutato unico del Canon, vera goduria per gli occhi.
Se devo affrontare i cieli notturni per inseguire la via lattea mi porterò dietro anche il mio cavalletto e un piccolo inseguitore stellare costruito da un mio amico indispensabile per riprendere il cielo con lunghissimi tempi di esposizione.

Tecnica e conoscenza mondo animale
Occuparsi di fotografia naturalistica vuol dire prima di tutto conoscere a fondo gli animali e il mondo che li circonda e ricordarsi sempre che bisogna portare rispetto e non arrecare disturbo per permetterci di interagire con
loro senza spaventarli.
Ogni animale ha a sua distanza di sicurezza e non bisogna mai cercare di avvicinarsi troppo. Io non amo fotografare dai capanni e quindi il mio contatto con gli animali è sempre in prima persona, ho imparato ad avvicinarmi il più possibile senza spaventarli.
Conoscere gli animali vuol dire anche sapere dove trovarli più facilmente e in quale stagione portare a casa le migliori foto, perché nella fotografia naturalistica non c’è mai nulla di scontato ma è impensabile per esempio andare a fotografare le marmotte quando sono ancora in letargo.
Ho creato per i miei allievi del corso di fotografia che tengo da quest’anno al Gruppo Fotografico la Mole di Torino, delle schede dove attraverso dei grafici ho evidenziato la presenza di alcuni tra i principali animali che popolano il parco Nazionale del Gran Paradiso come lo stambecco, il capriolo, la volpe, il gipeto e le marmotte nelle diverse stagioni in rapporto all’altitudine e gli spostamenti che effettuano durante l’anno per procurarsi il cibo di cui hanno bisogno per vivere.
la mia giornata consiste nell’alzarmi molto presto al mattino e zaino in spalla incominciare a salire verso i punti di osservazione che cambiano di stagione in stagione. Non esiste una stagione più bella per fotografare perché ogni momento è giusto per quel periodo,quindi se vorrò fotografare gli animali nel loro massimo splendore con un pelo folto con lo sfondo bianco dovrò camminare con le ciaspole a lungo sulla neve in qualunque condizione di tempo, in estate si salirà più in alto ma dopo maggio giugno sarà più
difficile incontrare animali perché tendono a salire sempre più in alto anche sopra i 3000 mt dove non cresce neanche più l’erba. L’animale che preferisco è sicuramente il gipeto un grande avvoltoio con colori stupendi che volteggia ormai da alcuni anni sulle nostre alpi (è stato reintrodotto nel 2000) è enorme ha una apertura alare tra i 2,65 mt e 2,85 mt si nutre essenzialmente di ossa che quando sono troppo grandi le frantuma alle lasciandole cadere sulle rocce. I gipeti formano delle coppie che rimarranno insieme per tutta la vita e gli adulti (dopo il 7° anno) hanno la curiosa abitudine di colorarsi le piume del collo e del ventre di arancio utilizzando il fango delle pozzanghere ricche di ossido di ferro mentre i giovani hanno le penne molto più scure il collo nero.
Utilizzo prevalentemente la Canon 1DX con il Canon EF 500 mm f/4L IS USM II e a volte anche abbinato al moltiplicatore Canon EF 1,4x III perché non sei abbastanza vicino al soggetto.
Fortunatamente riesco a gestire il 500 Canon a mano libera perché portarmi dietro nelle mie salite anche il cavalletto più la testa a bilanciere sarebbe impensabile.
Se invece voglio viaggiare leggero lo zoom Canon EF 100 - 400 f/4,5 - 5,6 IS USM II è un’ottima alternativa con un rapporto costi qualità veramente interessante.
Scatto a modalità di tempi perché con soggetti revalentemente in movimento voglio essere sicuro che non mi vengano mossi e cerco sempre di mettere a fuoco gli occhi che sono importantissimi se perfettamente a fuoco, per esprimere emozioni.

Camera oscura
osservo e seleziono le foto scattate in Raw con il programma della Canon Digital Photo Professional e faccio degli interventi minimi sulla luminosità, contrasto e ombre e se è il caso rivedo il taglio fotografico perché specialmente con lo scatto a raffica di soggetti in movimento non è facile
rispettare l’inquadratura ideale.
Cerco nel limite del possibile si scegliere giornate con una bella luminosità che non vuol dire espressamente sole a palla e lavorare nelle ore più interessanti come luce, al mattino presto e dopo le 17 del pomeriggio questo alle nostre latitudini perché al nord Europa hanno la fortuna in estate di
avere una luce bellissima fino alle 22/23 e non fa mai veramente buio.
Una bella luce permetterà di lavorare molto meno in post produzione ma non sempre è possibile, in quel caso potrebbe rendersi necessario l’utilizzo di un programma che possa gestire l’HDR High dynamic range come il Photomatix per
ottenere un immagine con un intervallo dinamico (l'intervallo tra le aree visibili più chiare e quelle più scure) più ampio.
L’utilizzo di questi programmi nel modo sbagliato può peggiorare la situazione,e non tutte le foto sono adatte a questo tipo di elaborazioni ,ci vuole molta pratica per ottenere l’effetto voluto che non deve mai sembrare
artificiale, vi accorgerete di aver fatto bene il vostro lavoro quando si noteranno i miglioramenti voluti e non l’utilizzo della post produzione.