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di Fulvio Agrimonti

Fotografare con il sole alle spalle porta effettivamente a ottenere una buona illuminazione del soggetto e problemi di esposizione ridotti al minimo.
Il più importante strumento a disposizione del fotografo non è la macchina fotografica ma la luce.
La cosa più importante è imparare a conoscerla: i suoi effetti, il modo in cui riverbera e si riflette sui soggetti durante i vari momenti della giornata per poter scegliere il momento giusto per scattare. Dall’alba al tramonto l’inclinazione del sole rispetto al piano terrestre cambia e la luce imprime forme e dimensioni diverse ai soggetti che colpisce, descrivendoli sempre in modo diverso.
In alcuni casi è preferibile avere il sole, o la fonte luminosa, alle spalle del soggetto.
I contorni del soggetto vengono così evidenziati, talvolta a scapito del colore, con un effetto particolarmente adatto a figure essenziali.
Con la fotocamera puntata verso la luce, ombre e zone di massima luce creano piacevoli giochi di contrasto e aggiungono forza all'immagine.
Questo è il controluce.
Quando l’angolo tra il sole (o la fonte luminosa) e il fotografo e il -soggetto è minore di 90 gradi e di più quando la luce arriva in un ipotetico quadrante di orologio tra ore 10 e ore 2 possiamo dire di trovarci in controluce. Nella maggior parte dei casi questa condizione si verifica quando il soggetto è interposto tra il fotografo e la sorgente luminosa che, di conseguenza, è rivolta direttamente o lateralmente verso l’obiettivo.
Dal punto di vista tecnico occorrono alcune precisazioni.
Ci si può fidare dell’ esposizione automatica che può fornire risultati eccellenti ma anche immagini scialbe.
Meglio una sovraesposizione di uno o due stop che migliorerà il livello di dettaglio nelle aree di media e bassa luminosità. Se è possibile, si può effettuare una lettura ravvicinata di una zona importante di media tonalità, e quindi bloccare l'esposizione o impostarla manualmente.
Qualunque procedura si scelga, bisogna prima decidere quali siano le zone importanti di massima luce, di media tonalità e di ombre, perché la perdita di particolari in una zona o nell'altra può cambiare radicalmente l' atmosfera. Se si vogliono conservare colore e texture delle zone di massima luce, del soggetto resterà quasi soltanto il contorno.
Se si desidera invece registrare i particolari del soggetto, risulteranno sbiancati i bordi delle aree luminose, creando un'atmosfera più morbida. Con un minimo di attenzione, si può anche ridurre il contrasto di luminosità servendosi di pannelli riflettenti o di un debole lampeggiatore per riempire le ombre.
Il controluce può condurre anche a problemi di riflessione diffusa (lens flare).Perdita di contrasto, ridotta saturazione del colore e immagini riflesse del diaframma sono tutti elementi che possono contribuire a rovinare una foto. Si può utilizzare una buona mascheratura dell' obiettivo con il paraluce e nel caso in cui questo non fosse sufficientemente profondo, usare la mano, un giornale o un pezzo di carta per proteggere l'obiettivo dalla luce diretta. Per contro il lens flare può diventare a sua volta elemento creativo. Ma solo nelle mani di chi è molto bravo…
Allorché si è deciso per una ripresa in controluce la regola migliore da seguire è quella di chiedersi innanzitutto quale risultato si voglia ottenere con l’immagine finale. A questo punto le strade normalmente percorribili sono due :si può dare forza all’immagine creando un effetto “silhouette”, privilegiando così un forte contrasto tra ambiente e soggetto. L’immagine risultante sarà priva di tutte le informazioni di dettaglio del soggetto descritto ma avrà più forza espressiva nella descrizione di un attimo o momento della sua vita. Se vogliamo questo risultato sarà necessario effettuare una misurazione spot sulla zona più chiara all’interno del campo inquadrato e scattare con l’esposizione ottenuta. Ciò assicurerà un cielo correttamente esposto e la sagoma del soggetto in forma di “silhouette”.
Si potrà, per contro, bilanciare correttamente lo sfondo con l’immagine del soggetto in primo piano al fine di ottenere una composizione armonica ed equilibrata tra luci ed ombre nella scena, catturando la luce scintillante in essa presente per effetto del sole posto alle spalle del soggetto.
Una esposizione spot sul soggetto garantirebbe la buona leggibilità dello stesso ma causerebbe una forte sovraesposizione dello sfondo, rendendo lo stesso illeggibile fotograficamente. In questo caso se il soggetto non è molto lontano l’unica soluzione valida è rappresentata dall’utilizzo del flash in modo fill-in (lampo di chiarita) abbinato ad una lettura esposimetrica bilanciata dello sfondo.
Creeremo così un effetto armonico privo di forti contrasti. Se poi il soggetto è lontano, fuori dalla portata del flash, è consigliabile utilizzare una lettura esposimetrica multizona preferibilmente abbinata ad un sistema di brackting automatico (esposizione multipla a forcella).
Otterremo così più fotogrammi dai quali sceglieremo il meglio riuscito.
Luce dura, luce morbida e luce tenue
Saper valutare la durezza o la morbidezza della luce è essenziale per il fotografo. Una luce dura produce normalmente ombre marcate con bordi netti. I contorni del soggetto sono ben delineati e l'effetto complessivo è di intenso contrasto e drammaticità. Con una luce morbida , le ombre sono indefinite e possono perfino essere del tutto assenti. Figura e forma si rivelano compiutamente, e il contrasto tra toni chiari e scuri si stempera nella creazione di un'atmosfera rilassante. In generale, la durezza o la morbidezza della luce è determinata dalle dimensioni della fonte luminosa rispetto al soggetto.
Una sorgente di luce relativamente piccola dà luce dura, mentre una relativamente grande dà luce morbida. Il sole in un cielo terso rappresenta una piccola fonte, che manda una luce diretta dura, ma, se una nuvola passa davanti al sole, la nuvola stessa diventa la fonte luminosa. Dal punto di vista dell'osservatore, la nube è più grande del sole, e la sua luce risulta più morbida. Nel caso limite, con il cielo interamente coperto, la luce viene diffusa da una superficie immensa, e le ombre divengono indistinte. In ambienti chiari, l'illuminazione diventa omnidirezionale (in altri termini, la luce riflessa dal basso è praticamente uguale a quella proveniente dall'alto) e le ombre scompaiono del tutto.
Un errore comune consiste nel confondere una luce morbida con una luce poco intensa, o di credere che una fonte luminosa brillante sia necessariamente dura.
Molto più indulgente è la luce morbida, quasi priva di ombre, con un debole contrasto e un effetto sottile sulla composizione. Il suo inconveniente principale deriva dal farne ricorso troppo frequentemente: molte foto in luce morbida appariranno simili tra loro, indipendentemente dalla varietà dei soggetti. La luce morbida crea un'atmosfera soffusa e delicata, e accentua la plasticità delle forme perché avvolge i soggetti modellandoli finemente, riducendo la texture e rivelando i particolari. Il colore è smorzato, e la gamma di toni chiari e scuri alquanto ristretta. La luce morbida consente al fotografo la più ampia scelta di punti di vista diversi, il che può essere molto utile se il soggetto ha una forma e una texture complesse e di difficile interpretazione.
A complicare un po’ le cose, ne’ dura ne’ morbida, abbiamo anche la luce tenue.
Utilizzata da sempre da parte di molti pittori, la ritroviamo croce e delizia anche dei fotografi.
E’ scarsa, leggera, tale da consentire, se non in rari casi, di scattare a mano libera o da obbligare a salire nell’impostazione degli ISO; consente di intravedere appena il soggetto circondato da sensazioni di calma e di mistero.
Odiata da alcuni, amata da chi la sa maneggiare ad arte, la luce tenue offre interessanti atmosfere percepibili sia ad un primo sguardo sia dopo attenta valutazione semeiologica dell’ immagine.
La Collettiva 2013 offre un discreto panorama di utilizzo di diversi tipi di luce… questo d’altra parte è il cuore e il fine di ogni buona immagine.

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