di Marco Roveretto

Anche quest'anno siamo arrivati alla pubblicazione del catalogo della mostra del nostro fotogruppo, traguardo importante per misurare la capacità di tradurre in immagini le emozioni degli autori. Non nascondo, che questa volta forse più del solito, la fase di preparazione e scelta delle fotografie ha generato qualche dubbio e perplessità fra i soci. Il tema era stato scelto perché a prima vista stimolante ed attraente ma forse l'inusuale e sottolineata carica di alterità che si ricercava, ha creato qualche impaccio. La fotografia ha sempre ricercato di meravigliare e stupire e direi che ci è riuscita benissimo per gli oltre centocinquant'anni della sua vita. Cosa poteva pretendere di più, se non lo stupore meravigliato del pubblico nel vedersi ritratto in un dagherrotipo od in una Carte de visite di Pierre Petit o di André
Disderi? Di vedere luoghi e vestigia lontane e fino ad allora solo immaginate o riprodotte in disegni, che benché fedeli, erano sempre viziati dalla fastidiosa presenza dell'autore? E gli artisti, quale miniera di idee da realizzare ritrovarono nelle straordinarie possibilità comunicative della riproduzione 'meccanica' della realtà, come nella sua più completa trasfigurazione con le rappresentazioni del mosso, dello sfocato, delle sovrapposizioni, dei fotomontaggi, per creare assonanze, evocazioni e sogno?
Queste dicotomie, questi angoli visuali, queste concezioni del mondo, sono associate alla storia della fotografia ed alla realtà di ogni autore che si cimenta con il nuovo, con il proprio bagaglio culturale ed emozionale, per trovare nuove fonti e linfa espressiva. Ecco che la ricerca, la realizzazione di immagini che creassero stupore, partendo da una situazione considerata come 'normale', 'usuale' al limite 'banale' da contrapporre ad una seconda parte che creasse 'alterità', 'dicotomia' , al limite 'disagio', sembrava un naturale banco di prova per il fotografo.
Perché, ci si potrebbe chiedere allora, dopo tanta cura nel tracciare ilfil rouge della genesi storica, trovare difficoltà nella realizzazione?
Forse, per tentare di rispondere, bisogna calarsi nel nostro tempo. Uno dei criteri di scelta discussi nel dibattito fra i soci è stato proprio quello del significato di 'insolito e fuori luogo' per il nostro tempo. Cosa ci appare tale? Con che strumenti giudichiamo? Ci rendiamo conto che i concetti che oggi utilizziamo per rispondere a questi due domande sono sono profondamente diversi da quelli che si usavano anche solo venti o, peggio, cinquantanni fa. Nell'epoca dove tutto è a portata di mouse, dove si può ragionevolmente 'vedere' e forse, tra non molto, anche 'toccare' (come sensazione tattile) tutto il mondo stando a casa, ecco che l'insolito sfuma, ed il fuori luogo diventa difficile da cercare. Uno dei commenti ricorrenti nel giudizio delle opere fotografiche è stato proprio: insolito per chi? fuori luogo per chi?
Come rispondere, se non cercando di superare il particolare stallo che ogni autore sente di fronte alla realtà che deve giocoforza usare o riprodurre per creare un'immagine fotografica; e come, se non usando la propria fantasia, la propria voglia di nuovo, la propria unicità ed infinità di visione, che creano un universo umano, ma sempre di massima estensione e tensione creativa. Non credo che sia un caso che proprio agli autori più giovani dobbiamo attenzione ed ammirazione, perché sanno probabilmente interpretare meglio il tempo in cui viviamo, nella speranza che non perdano mai la loro capacità di stupire e stupirsi. Che fa tutt'uno con quella di fotografare, come abbiamo visto.
Lascio al commento di Bruna Bertolo il compito di enucleare il percorso visivo di ogni autore, evocando le sensazioni che si sono palesate nella sua visione. La ringrazio a nome di tutti per il tempo e l'opera che ci presta e che sono sicuro darà motivo e spunto di ulteriore riflessione.
Passando ai ringraziamenti, mi sento in dovere di rivolgerrni in primo luogo all'amministrazione comunale di Collegno nel suo insieme, dal Sindaco uscente Silvana Accossato, all'assessore alla qualità della Vita, Paolo Macagno al nuovo Sindaco, Domenico Casciano, appena eletto ed a cui auguriamo un buon lavoro nell'interesse di tutti i cittadini. Un grazie allo staff dell'Ufficio Cultura della Città di Collegno, per la disponibilità mostrata nella concessione degli spazi espositivi e per la cura nel seguire la nostra manifestazione. Mi fa piacere rivolgere un grazie sincero ai colleghi del direttivo che hanno saputo unire le esigenze di tutti per la buona riuscita della manifestazione ed un grazie non meno importante va a tutti gli autori che si sono messi in gioco vincendo le proprie convinzioni, superandole per far si che la mostra fosse ricca di tutte le esperienze, anche contrastanti ma sempre fuse in quella 'universitas' che ci rende soggetti pensanti e creativi.

Il Presidente
Marco Roveretto

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