Sala del Museo della Città di Collegno, 6 - 22 Maggio 2016

locandinaLI webAl Museo della Città di Collegno, il 6 maggio, si inaugura la terza parte di “Light Impressions”, un progetto fotografico collettivo e non convenzionale che ha impegnato il “Fotogruppo l’Incontro” negli ultimi tre anni. L’idea ed il percorso nascono con la partecipazione alla nona edizione di Paratissima nel 2013, in cui alcuni soci del gruppo fotografico di Collegno, attivo da quarant’anni, avevano cominciato a ripercorrere la tecnica del fotogramma, considerato il punto zero della fotografia. Con semplici oggetti appoggiati alla carta sensibile, in un caleidoscopio di tecniche di illuminazione che dovevano materializzare il gesto fotografico, si cominciava il percorso di scoperta del segno ai grani d’argento, una scoperta che era accompagnata dal dispiegarsi della creatività unita al sapore dell’incognito ed al senso del nuovo. I risultati furono così incoraggianti che la seconda parte, l’anno successivo e sempre a Paratissima, fu dedicata alla riscoperta di tecniche antecedenti all’uso della macchina fotografica, off-camera come le critica ha recentemente definito tali esperienze artistiche. Con in mente il lavoro di Nino Migliori, ecco i lucigrammi ed i chimigrammi, le ossidazioni, i pirogrammi, gli idrogrammi ed i cliché verre, a cui aggiungere i fotogrammi ed i fotogrammi dinamici, in un dispiegarsi e susseguirsi di luce e di chimica applicata alla creazione dell’immagine. Per ultimi gli stenopeogrammi, ovvero la fotografia stenopeica, Opera prima per eccellenza, che fa parte dell’ultimo lavoro creativo del gruppo. L’immagine che si forma nella camera obscura è da considerarsi il punto di passaggio alla fotografia come è stata tradizionalmente intesa per circa centosettant’anni, vera sintesi di tecnica di ripresa e di successiva possibilità di riproduzione che culmina nelle moderne tecniche di manipolazione digitale. Proprio per dar forza alla linea tracciata dalla storia della fotografia, ci è sembrato doveroso ripercorrere i grandi temi della fotografia stessa e cioè la natura morta, il paesaggio ed il ritratto, non solo per realizzare immagini che avessero una continuità legata allo sviluppo temporale del medium artistico ma soprattutto per ritrovare ispirazione e respiro in una produzione che trova linfa vitale nella rappresentazione del reale esterno al fotografo, al fine di creare suggestioni e suggerire visioni unendo anche le moderne tecniche di elaborazione digitale.
La mostra conterrà le immagini più significative anche dei lavori relativi alle due fasi precedenti, proprio per dare unità di lettura e di visione di un unicum artistico pensato già come tale all’inizio della sua realizzazione.

Marco Roveretto

Torna a Opera prima: ovvero il foro stenopeico